giovedì 2 luglio 2015

Così fan tutte: guida all'ascolto.

Primo atto

In una bottega di caffè a Napoli, siedono i due ufficiali militari Ferrando e Guglielmo, che vantano la fedeltà delle loro fidanzate, Dorabella e Fiordiligi, sorelle.

                                                          Overture dell'opera - partitura
  

Il loro amico Don Alfonso, anch'egli presente, li contraddice affermando, dandosi come sempre arie da filosofo cinico, che la fedeltà femminile non esiste (tutti sanno che c'è ma nessuno sa dov'è) e che, se si presentasse l'occasione, le due innamorate dimenticherebbero subito i loro fidanzati e passerebbero a nuovi amori.
A seguito di questa dichiarazione, i due intendono sfidarlo a duello per difendere l’onore delle future spose.
Don Alfonso scommette cento zecchini per provare ai due amici che le fidanzate non sono diverse dalle altre donne: per un giorno, Ferrando e Guglielmo dovranno attenersi ai suoi ordini.

                                                  Aria di Ferrando:"Un'aura amorosa"- spartito

Intanto nel giardino della loro casa sul golfo Fiordiligi e Dorabella contemplano sognanti i ritratti dei fidanzati, ma poi si preoccupano perché sono già le sei del pomeriggio e i due amanti non sono ancora venuti a trovarle, come fanno di solito tutti i giorni.


Ad arrivare è invece Don Alfonso, che reca loro una notizia terribile: i fidanzati sono stati convocati al fronte e devono partire all’istante. 

Despina convince Dorabella e Fiordiligi a pensare a divertirsi

                                Aria di Destina: "Una donna a quindici anni"- spartito
Arrivano Ferrando e Guglielmo e fingono anche loro di dover partire.
La cameriera Despina, complice di Don Alfonso, espone alle sorelle le proprie idee circa la fedeltà maschile ed esorta Fiordiligi e Dorabella a "far all’amor come assassine": i fidanzati al fronte faranno altrettanto. Don Alfonso cerca l’aiuto di Despina, promettendole venti scudi se insieme riusciranno a far entrare nelle grazie delle sorelle due nuovi pretendenti.

                                                                             Despina


Gli stessi Ferrando e Guglielmo si presentano allora travestiti da ufficiali albanesi.
Le padrone irrompono furenti per la presenza degli sconosciuti e i finti albanesi si dichiarano spasimanti delle sorelle. Don Alfonso presenta gli ufficiali come Tizio e Sempronio, suoi cari amici.
Alle loro rinnovate e caricaturali offerte d’amore, Fiordiligi risponde che serberanno fedeltà agli amanti fino alla morte. Fiordiligi e Dorabella si ritirano.
Don Alfonso si allontana con gli albanesi, che poco lontano fingono di suicidarsi per il dolore bevendo del veleno.
Don Alfonso finge di andare in cerca di un medico e lascia i due agonizzanti davanti alle esterrefatte sorelle, che iniziano a provare compassione.  





Arriva Despina travestita da medico, declamando frasi in un latino maccheronico, e fa rinvenire gli albanesi toccandoli con una calamita. I finti albanesi rinnovano le dichiarazioni di amore e abbracciano le donne.

Così fan tutte, Covent garden, 2008

Despina e Don Alfonso guidano il gioco esortando le donne ad assecondare le richieste dei nuovi spasimanti resuscitati, i quali si comportano in modo molto passionale.
Quando i due pretendono un bacio, Fiordiligi e Dorabella si infiammano indignate e rifiutano.

Secondo atto.

Nella loro camera Fiordiligi e Dorabella vengono convinte da Despina a "divertirsi un poco, e non morire dalla malinconia", senza mancare di fede agli amanti, s’intende. Giocheranno, nessuno saprà niente, la gente penserà che gli albanesi che girano per casa siano spasimanti della cameriera. Resta solo da scegliere: Dorabella, che decide per prima, vuole Guglielmo, e Fiordiligi apprezza il fatto che le spetti il biondo Ferrando.    


Nel giardino sul mare i due albanesi hanno organizzato una serenata alle dame, i suonatori e i cantanti arrivano in barca. Don Alfonso e Despina incoraggiano gli amanti e le donne a parlarsi e li lasciano soli. Fiordiligi e Ferrando si allontanano, suscitando la gelosia di Guglielmo, che offre un regalo a Dorabella e riesce a conquistarla. Fiordiligi è sconvolta, capisce che il gioco si è mutato in realtà. Quando Ferrando si accomiata ella ha un attimo di debolezza e vorrebbe richiamarlo, poi rivolge il pensiero al promesso sposo Guglielmo e si proclama a lui fedele. Questi è impacciato nel comunicare a Ferrando che Dorabella ha ceduto facilmente, ma è felice del fatto che Fiordiligi si sia dimostrata "la modestia in carne", commentando l’infedeltà di Dorabella.
In casa, Dorabella esorta Fiordiligi a divertirsi. Fiordiligi decide di travestirsi da ufficiale e raggiungere il promesso sposo sul campo di battaglia: si fa portare delle vesti maschili, si guarda allo specchio, constata il fatto che cambiare abito significa perdere la propria identità; immagina di trovarsi già sul posto e che Guglielmo la riconosca, ma Ferrando la interrompe, e chiede la sua mano, rivolgendosi a lei con parole che probabilmente Guglielmo non le ha mai detto. Guglielmo ha assistito al dialogo, è furente, e anche Ferrando odia la sua ex fidanzata, ma Don Alfonso, che ha dimostrato quanto voleva, li esorta a finire la commedia con doppie nozze: una donna vale l’altra, meglio tenersi queste "cornacchie spennacchiate". Don Alfonso spiega di non voler accusare le donne, anzi le scusa, è colpa della natura se "così fan tutte".

Nella sala illuminata, con la tavola imbandita per gli sposi, Despina organizza i preparativi e il coro di servi e suonatori inneggia alle nuove coppie. Al momento del brindisi Fiordiligi, Dorabella e Ferrando cantano un canone, su un tema affettuoso, da musica da camera, mentre Guglielmo si mostra incapace di unirsi a loro e commenta: "Ah, bevessero del tossico / queste volpi senza onor!".
Il notaio (che è ancora Despina travestita) fa firmare il finto contratto nuziale. Ma un coro interno intona "Bella vita militar!" e le sorelle rimangono impietrite: tornano i fidanzati.

                                                                Libretto dell'opera



Nascosti gli albanesi in una stanza, esse si preparano ad accogliere Ferrando e Guglielmo, che fingono di insospettirsi quando scoprono il notaio e il contratto. Don Alfonso si giustifica: ha agito a fin di bene, per rendere più saggi gli sposi. Le coppie si ricompongono come in origine e tutti cantano la morale: "Fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa".

                                                        Spartito completo dell'opera per pianoforte e voce
                                             I lieto fine vede il ricongiungersi delle due coppie originali

Don Giovanni: guida all'ascolto.

Primo Atto
Leporello attende il suo padrone Don Giovanni, introdottosi mascherato in casa di Donna Anna per sedurla e, se del caso, violentarla, lamentandosi della sua condizione di servitore. Ma la tentata violenza da parte del nobile non riesce: egli era intento a cercare di violentare Donna Anna che, anche se all'inizio credeva che fosse il suo fidanzato Don Ottavio a farle visita, subito dopo si era accorta dell'inganno ed era riuscita ad allontanare il nobiluomo dalla sua stanza, facendolo scappare fino in giardino, dove il servo lo attendeva. 

                                                "Don Giovanni"- spartito completo


Sopraggiunge allarmato il Commendatore, padre di Anna, che dopo aver mandato la figlia a chiamare i soccorsi, sfida a duello Don Giovanni. Questi, prima riluttante, accetta ed in pochi istanti uccide il vecchio. Ritrova Leporello che spaventato, si era nascosto ed ora che il Commendatore è stato ucciso, al nobile ed al suo complice non resta che fuggire. Donna Anna, quando scopre il cadavere del padre, sviene per il dolore; Don Ottavio, che l'accompagna, la soccorre e le promette di vendicare la morte del suocero a qualsiasi costo.

      
Donna Anna e Don Ottavio scoprono la morte del Commendatore
Nel frattempo, Don Giovanni è per strada con Leporello in cerca di nuove conquiste e, mentre parla con quest'ultimo, scorge da lontano una fanciulla tutta sola e le si avvicina, ma quando scopre che quella dama è Donna Elvira, da lui già sedotta ed abbandonata pochi giorni prima e che ora lo cerca disperata d'amore, si trova in grande imbarazzo. 

Don Giovanni, Metropolitan 2013

Don Giovanni cerca di giustificarsi e quando Donna Elvira viene distratta da Leporello, si allontana in fretta lasciando il povero servo a tentare di placare la furia funesta di donna Elvira: viste le circostanze, egli non può far altro che rivelarle la vera natura del carattere di Don Giovanni e l'infinita serie delle sue conquiste di donne in tutto il mondo: 640 in Italia, 231 in Germania, 100 in Francia, 91 in Turchia e in Spagna 1003.


Donna Elvira, sebbene sia sconvolta e molto triste, non vuole arrendersi e ricercherà quel birbone di Don Giovanni affinché si penta definitivamente delle sue malefatte. Intanto, un gruppo di contadini e contadine festeggiano le nozze di Zerlina e Masetto. Don Giovanni e Leporello, fuggiti da Donna Elvira, vanno a vederle. Intenzionato a sedurre la fresca sposina, Don Giovanni fa allontanare con una scusa il marito in compagnia di Leporello (che stava corteggiando alcune invitate) con tutti gli altri paesani suscitando l'ira di Masetto che però riesce a contenersi e, rimasto solo con la giovane Zerlina, la invita a seguirlo e le promette di sposarla. 

Proprio quando Zerlina sta per cedere alle promesse e alle lusinghe di Don Giovanni, sopraggiunge Donna Elvira arrabbiatissima, che la avvisa delle cattive intenzioni del malvagio libertino e la porta via con sé mentre arrivano Donna Anna e Don Ottavio, venuti a chiedere a Don Giovanni aiuto per rintracciare l'ignoto assassino del Commendatore, senza sapere che sia stato proprio lui. Donna Elvira arriva di nuovo e dice di non credere a Don Giovanni, ma questi la accusa di essere pazza. Donna Anna e Don Ottavio, partiti Don Giovanni e Donna Elvira, rimangono soli: Donna Anna ha riconosciuto dalla voce di Don Giovanni l'uccisore del padre, ricorda al fidanzato la sua promessa e poi parte. 


                                          Aria di Don Ottavio "Il mio tesoro intanto"- spartito
Rimasto solo, Don Ottavio rimane stupito dalle parole di Donna Anna, ma prima di arrestare Don Giovanni, decide di andarla a consolare.
Don Giovanni, per sedurre Zerlina, ordina a Leporello di organizzare una grande festa in onore del matrimonio. Partiti, Zerlina cerca di farsi perdonare da Masetto ma nel frattempo arriva Don Giovanni che li invita al ballo insieme agli altri paesani. Prima della festa, Donna Anna, Don Ottavio e Donna Elvira vogliono andare mascherati al matrimonio che Don Giovanni ha organizzato, per arrestarlo. Il donnaiolo ordina a Leporello di invitarli, senza sapere le loro intenzioni. Arrivano contadini e contadine in festa che iniziano a scherzare e ballare. Il cavaliere balla con Zerlina e la conduce in disparte per farla sua, mentre Leporello intrattiene ancora Masetto. Ma la giovane grida fuori scena e tutti vengono in suo soccorso. Don Giovanni dapprima cerca di accusare della tentata violenza l'innocente Leporello, ma Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, gettate le maschere, lo accusano apertamente e cercano di arrestarlo insieme a Masetto, Zerlina e agli altri paesani. Don Giovanni e Leporello, però, riescono a fuggire.


Secondo atto 
La Sera, di fronte alla casa di Donna Elvira, Don Giovanni e Leporello discutono animatamente (Eh via, Buffone). Inizialmente quest'ultimo, dopo le accuse rivoltegli ingiustamente, vorrebbe prendere le distanze dal suo padrone, ma questi, offrendogli del denaro, lo convince a tornare al suo servizio attuando una nuova impresa: scambiare con lui gli abiti in modo tale che mentre il servo distrae Elvira, egli possa corteggiare impunemente la sua cameriera. Donna Elvira, affacciatasi alla finestra (Ah, taci ingiusto core), cade nel tranello e si illude che Don Giovanni si sia pentito e ravveduto.

Donna Elvira ascolta la serenata di Don Giovanni

Dopo che Donna Elvira e Leporello travestito si sono allontanati, Don Giovanni intona una serenata sotto la finestra della cameriera (Deh vieni alla finestra). Sopraggiunge Masetto in compagnia di contadini e contadine armati in cerca del nobile per ucciderlo. Protetto dal suo travestimento, Don Giovanni riesce a far allontanare tutti gli altri tranne Masetto (Metà di voi qua vadano): rimasto solo con il giovane e con l'inganno privato delle sue armi, Don Giovanni lo prende a botte e si allontana. Zerlina, di lì passante, soccorre il marito che quando le rivela l'accaduto, decide insieme a questi di catturare non solo Don Giovanni ma anche il suo sfortunato complice dato che Masetto crede di esser stato picchiato da lui (Vedrai carino).
Zerlina cerca di farsi perdonare da Masetto                 


                                      Duetto "Vedrai carino" - spartito
Nel frattempo, Leporello travestito non sa più come comportarsi con Donna Elvira che lo incalza e vorrebbe fuggire senza dare nell'occhio: trovata un'uscita, decide di tagliare la corda, ma è bloccato dall'arrivo di Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto accompagnati da servi, contadini e contadine, che credendolo Don Giovanni, si fanno avanti per catturarlo e ucciderlo, non prima che però il poveretto riveli la sua vera identità (Sola sola in buio loco). Le cose comunque non cambiano, Zerlina lo accusa di aver picchiato Masetto, Donna Elvira di averla ingannata e Don Ottavio e Donna Anna di tradimento, quindi lo vogliono uccidere ugualmente. Il servo spiega a Masetto e a Zerlina di non sapere nulla, dato che è da un'ora che gira con Donna Elvira e spiega a Donna Anna e a Don Ottavio che non ha colpa di tradimento verso di loro, poi fugge (Ah, pietà signori miei). Don Ottavio è sempre più deciso ad assicurare Don Giovanni alla giustizia e parte per vendicare gli amici (Il mio tesoro). Mentre Masetto cerca Don Giovanni, Zerlina raggiunge Leporello e cerca di eliminarlo perché non crede alle sue parole, ma con l'inganno Leporello riesce a fuggire nuovamente (Per queste tue manine).

                                                    Aria di Don Ottavio "dalla sua pace"- spartito

Zerlina, insieme a Donna Elvira, cerca di inseguirlo ma sopraggiunge Masetto che spiega che Leporello è innocente perché ha visto Don Giovanni con gli abiti del servo, poi partono. Donna Elvira, rimasta da sola, dà sfogo a tutta la sua amarezza e rabbia ai suoi sentimenti contrastanti, divisi fra l'amore per Don Giovanni e il desiderio di vendetta nei suoi confronti (In quali eccessi e Mi tradì quell'alma ingrata).
È notte fonda, verso le due. Don Giovanni si è rifugiato nel cimitero e attende Leporello. Questi arriva e racconta al padrone ciò che gli è capitato dicendo che avrebbe fatto meglio ad andarsene invece di accettare la sua offerta di soldi: Giovanni reagisce ridendo di gusto all'accaduto del suo servo, ma all'improvviso si ode una voce minacciosa: «Di rider finirai pria dell'aurora». Stupiti, si guardano intorno per vedere di chi fosse quella voce tenebrosa, ma la si sente ancora dicendo «Ribaldo, audace, lascia ai morti la pace». È la statua funebre del Commendatore a parlare. Leporello è tremante nascosto sotto una panchina, ma Don Giovanni non ne è per nulla intimorito, anzi, ordina beffardo a Leporello, terrorizzato, di invitarla a cena (Oh statua gentilissima): la statua accetta rispondendo terribilmente "Sì".
Palazzo del Commendatore, notte. Don Ottavio chiede a Donna Anna se si sia decisa a sposarlo. Donna Anna dice che lo ama moltissimo ma è troppo addolorata per la perdita del padre, quindi dichiara che potrà sposarlo solo quando il colpevole di questo atroce delitto (Don Giovanni) sarà arrestato (Non mi dir). Don Ottavio non può fare a meno di darle ragione: lui e i suoi amici vendicheranno il Commendatore, ma nessuno di loro sa che Don Giovanni lo ha invitato a cena nel suo palazzo.
Nel palazzo di Don Giovanni, tutto è pronto per la cena: la tavola è preparata, i musicisti sono al loro posto ecc... Quindi Don Giovanni si siede a mangiare. Il licenzioso cavaliere si intrattiene ascoltando brani delle opere: Una cosa rara di Vicente Martín y SolerFra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti e infine in una spiritosa autocitazione, Le nozze di Figaro, in quel caso, l'aria di Figaro Non più andrai farfallone amoroso dello stesso Mozart (Già la mensa è preparata). Giunge all'improvviso Donna Elvira, che implora ancora una volta a Don Giovanni di pentirsi (Ultima prova dell'amor mio), ma questi si prende gioco di lei e la caccia via. La donna esce di scena, ma la si sente gridare terrorizzata. Don Giovanni ordina a Leporello di andare a vedere cosa stia accadendo là fuori e si sente un altro grido e questa volta è Leporello a tornare pallidissimo e tremante: alla porta c'è la statua del Commendatore! Dato che il servo è troppo spaventato, lo stesso Don Giovanni, allora, si reca ad accoglierla a testa alta mentre il servo si nasconde sotto al tavolo Entra quindi la statua del Commendatore (Don Giovanni a cenar teco), vedendo Don Giovanni stupito e Leporello tremante che cerca di convincere il padrone a scappare, malgrado egli rifiuti.
il commendatore arriva a casa di Don Giovanni
Il "convitato di pietra" vuole ricambiare l'invito, e propone a Don Giovanni di recarsi a cena da lui, porgendogli la mano. Impavido e spericolato, Don Giovanni accetta e stringe la mano della statua: pur prigioniero di quella morsa letale, rifiuta fino all'ultimo di pentirsi. Il Commendatore, molto arrabbiato, scompare in mezzo a nubi di foschia, improvvisamente compare fuoco da diverse parti e si sente un gran terremoto; sono demoni e diavoli che stanno richiamando il libertino all'inferno. Egli cerca di sfuggire al suo destino ma il potere dei mostri è troppo forte e Don Giovanni viene inghiottito dalle fiamme dell'inferno. Giungono gli altri personaggi con servi, contadini e contadine pronti ad arrestarlo. Leporello riferisce l'orribile scena appena accaduta. Dato che il Cielo ha punito l'incorreggibile libertino, Don Ottavio chiede a Donna Anna se questa volta ella sia disposta a sposarlo ma il suo cuore si deve ancora sfogare, Masetto e Zerlina vanno a cena insieme ai loro amici, Donna Elvira, poiché l'unico uomo che ha amato, Don Giovanni, è morto, decide di ritirarsi in convento e Leporello va a cercare un padrone migliore. Il sipario si chiude infine sui personaggi che dopo aver cantato il concertato finale (Questo è il fin di chi fa mal) si allontanano in direzioni diverse.

                                                         Don Giovanni- Libretto


Le nozze di Figaro: guida all'ascolto.




                
                                    Ouverture dell'opera - spartito per pianoforte


Primo atto
Il mattino del giorno delle proprie nozze, Figaro e Susanna sono nella stanza che il Conte ha destinato loro. 
                                                     
Susanna e Figaro si preparano al giorno delle nozze

Il mattino del giorno delle proprie nozze, Figaro e Susanna sono nella stanza che il Conte ha destinato loro. Figaro misura la stanza mentre Susanna si prova il cappello che ha preparato per le nozze. "È una bella canzone che richiama i gusti soavi e la brezza del poeta", così dice la parte centrale dell' opera in cui Figaro si compiace della generosità del Conte, ma Susanna insinua che quella generosità non sia disinteressata: il Conte vuol rivendicare lo ius primae noctis , che egli stesso aveva abolito. Le brame del Conte sono favorite da Don Basilio, maestro di musica. Figaro si irrita e trama una vendetta, cantando la celebre aria Se vuol ballare signor contino.

                                                                  

Anche la non più giovane Marcellina è intenzionata a mandare all'aria i progetti di matrimonio di Figaro e reclama, con l'aiuto di Don Bartolo, il diritto a sposare Figaro in virtù di un prestito concessogli in passato e mai restituito. Don Bartolo, del resto, gode all'idea di potersi vendicare dell'ex barbiere di Siviglia, che aveva aiutato il Conte a sottrargli Rosina, l'attuale Contessa. Entra il paggio Cherubino per chiedere a Susanna di intercedere in suo favore presso la Contessa: il giorno prima il Conte, trovandolo solo con Barbarina (figlia dodicenne del giardiniere Antonio), si era insospettito e lo aveva cacciato dal palazzo. L'arrivo improvviso del Conte lo costringe a nascondersi e ad assistere suo malgrado alle proposte galanti che il Conte rivolge alla cameriera. Ma anche il Conte deve nascondersi a Don Basilio, che rivela a Susanna le attenzioni rivolte dal paggio alla Contessa. Spinto dalla gelosia, il Conte esce dal nascondiglio, poi, scoprendo a sua volta il paggio, monta su tutte le furie. Entrano i contadini che ringraziano il Conte per aver abolito il famigerato ius primae noctis.
Il Conte, con un pretesto, rimanda il giorno delle nozze e ordina la partenza immediata di Cherubino per Siviglia dove dovrà arruolarsi come ufficiale del suo reggimento. Figaro si prende gioco del paggio con una delle arie più celebri dell'opera, Non più andrai, farfallone amoroso.




Secondo atto
Susanna rivela all'addolorata Contessa le pretese del Conte. Entra Figaro ed espone il suo piano di battaglia: ha fatto pervenire al Conte un biglietto anonimo dove si afferma che la Contessa ha dato un appuntamento a un ammiratore per quella sera. Quindi suggerisce a Susanna di fingere di accettare l'incontro col Conte: Cherubino (che non è ancora partito) andrà al posto di lei vestito da donna, così la Contessa smaschererà il marito, cogliendolo in fallo. 




Tuttavia, mentre il travestimento del paggio è ancora in corso, il Conte sopraggiunge e, insospettito dai rumori provenienti dalla stanza attigua (dove la Contessa ha rinchiuso Cherubino), decide di forzare la porta. Ma Cherubino riesce a fuggire saltando dalla finestra e Susanna ne prende il posto.

Cherubino in camera con la Contessa

Quando dal guardaroba esce Susanna invece di Cherubino, il Conte è costretto a chiedere perdono alla moglie. Entra Figaro che spera di poter finalmente affrettare la cerimonia nuziale.
Irrompe però il giardiniere Antonio che afferma di aver visto qualcuno saltare dalla finestra della camera della Contessa. Figaro cerca di parare il colpo sostenendo di essere stato lui a saltare. Ma ecco arrivare con Don Bartolo anche Marcellina che reclama i suoi diritti: possiede ormai tutti i documenti necessari per costringere Figaro a sposarla.


Terzo atto
Mentre il Conte si trova nella sua stanza pensoso, la Contessa spinge Susanna a concedere un appuntamento galante al Conte, il quale però si accorge dell'inganno e promette di vendicarsi. Il giudice Don Curzio entra con le parti contendenti e dispone che Figaro debba restituire il suo debito e sposare Marcellina, ma da un segno che Figaro porta sul braccio si scopre ch'egli è il frutto di una vecchia relazione tra Marcellina e Don Bartolo, i quali sono quindi i suoi genitori .
                                   
                                             Quartetto "Riconosci in quest'amplesso"- partitura



 Marcellina è lietissima di aver ritrovato il figliolo, ma in quel mentre sopraggiunge Susanna con la somma necessaria a riscattare Figaro liberandolo dall'obbligo di sposare Marcellina: vedendoli abbracciati Susanna dapprima s'infuria, poi, compresa la felice situazione, si unisce alla gioia di Figaro e dei due più anziani amanti. Marcellina acconsente alla tardiva proposta di matrimonio dallo stesso Don Bartolo e condona il debito come regalo a Figaro per le nozze con Susanna, Don Bartolo porge invece una somma di denaro; il Conte invece monta su tutte le furie.
La Contessa intanto, determinata a riconquistare il marito, detta a Susanna un bigliettino, sigillato da una spilla, per l'appuntamento notturno, da far avere al Conte. Modificando il piano di Figaro, e agendo a sua insaputa, le due donne decidono che sarà la stessa Contessa e non Cherubino a incontrare il Conte al posto di Susanna. Mentre alcune giovani contadine recano ghirlande per la Contessa, Susanna consegna il biglietto galante al Conte che si punge il dito con la spilla. Figaro è divertito: non ha visto, infatti, chi ha dato il bigliettino al Conte. Poi si festeggiano due coppie di sposi: oltre a Susanna e Figaro, anche Marcellina e Don Bartolo.
Marcellina, dopo aver scoperto di essere la madre di Figaro, abbandona le sue pretese di nozze


Quarto atto

È ormai notte e nell'oscurità del parco del castello Barbarina sta cercando la spilla che il Conte le ha detto di restituire a Susanna, e la fanciulla ha perduta. Figaro capisce che il biglietto ricevuto dal Conte gli era stato consegnato dalla sua promessa sposa e credendo ad una nuova trama, si nasconde con un piccolo gruppo di persone da usare come testimoni del tradimento di Susanna, che ha udito non vista le rampogne di Figaro, si sente offesa dalla sua mancanza di fiducia e decide di farlo stare sulle spine. Entra allora Cherubino e, vista Susanna, (che è in realtà la Contessa travestita) decide di importunarla; nello stesso momento giunge il Conte il quale, dopo aver scacciato il Paggio, si mette a corteggiare quella che crede essere la sua amante.
Fingendo di veder arrivare qualcuno, la Contessa travestita da Susanna fugge nel bosco mentre il Conte va a vedere cosa succede; nel contempo Figaro, che stava spiando gli amanti, rimane solo e viene raggiunto da Susanna travestita da Contessa. I due si mettono a parlare, ma Susanna, durante la conversazione, dimentica di falsare la propria voce e Figaro la riconosce. Per punire la sua promessa sposa, questi non le comunica la cosa ma rende le proprie avances alla Contessa molto esplicite. In un turbinio di colpi di scena, alla fine Figaro chiede scusa a Susanna per aver dubitato della sua fedeltà, mentre il Conte, arrivato per la seconda volta, scorge Figaro corteggiare quella che crede essere sua moglie; interviene a questo punto la vera Contessa che, con Susanna, chiarisce l'inganno davanti ad un Conte profondamente allibito. 


Allora questi implora con sincerità il perdono della Contessa e le nozze tra Figaro e Susanna si possono finalmente celebrare; la "folle giornata" si chiude così in modo festoso.

                                                               Quarto atto - partitura


Lorenzo Da Ponte: il librettista di Mozart.







L'ape musicale: pasticcio musicale di Lorenzo da Ponte



Lorenzo Da Ponte scrisse più di trenta libretti d’opera, opuscoli di vario genere, versi. Ma è ricordato essenzialmente per la sua collaborazione con Mozart per Le nozze di FigaroDon Giovanni e Così fan tutte. Ci può dire qualcosa sul Da Ponte più nascosto e segnalarci qualche altra sua opera? R. Da Ponte fu uno di quei personaggi che fanno mille cose. 




Ritratto giovanile del Da Ponte

Un libertino, oltretutto. Un giramondo che viaggiò per tutta l’Europa e che arrivò addirittura negli USA. 

Lapide di Lorenzo Da Ponte nel cimitero di New York


                                                            



Le sue memorie sono sicuramente da ricordare, perché non sono solo un formidabile documento sulla sua vita, ma anche la narrazione eccezionale di un’Europa in subbuglio, in movimento. Da Ponte partecipò agli orizzonti vitali più diversi, ebbe uno spiccato senso dell’avventura: da questo punto di vista può essere collegato a tanti altri libertini del secolo, come ad esempio il celeberrimo Casanova. Fu un personaggio dalle risorse inesauribili, ma talvolta fu anche disposto ad abbandonare quelle situazioni che potevano apparire più sicure per cercare altro, per seguire il suo temperamento. D. A proposito del libertinismo di Da Ponte viene subito in mente il Don GiovanniDon Giovanni ha una lunga tradizione letteraria che parte da Tirso de Molina, passa per Molière e arriva al libretto di Bertrati. Quanto influì il libertinismo di Da Ponte nella ristesura di quest’ultimo libretto, poi musicato da Mozart?R. Il Don Giovanni – come anche gli altri due libretti mozartiani – rende indissolubile il legame tra Da Ponte e Mozart: la collaborazione tra i due fu strettissima e il musicista si trovò molto bene con il letterato. Interrogare l’orizzonte libertino di Da Ponte – con tutta la sua ricchezza, con tutta la sua ambiguità tra gioco e risvolti tragici – credo sia una cosa abbastanza naturale.



Scena tratta dal celebre Don Giovanni interpretato da D'Arcangelo



Ovviamente Da Ponte non pensava che nella realtà avrebbe potuto fare un’esperienza così “estrema” come quella di Don Giovanni – Da Ponte, d’altronde, non era ancora Sade – e dunque il suo personaggio risultò inevitabilmente mediato dalla coscienza culturale dell’epoca e dalla semplice volontà di rappresentazione, di gioco, di esperienza assoluta. Alla fine del Settecento l’interrogazione al libertinismo, non solo per il suo aspetto erotico, ma anche ideologico e culturale (non dimentichiamo i suoi riverberi con l’Illuminismo), aveva sicuramente un peso nella scelta dei soggetti. E difatti anche nel precendente libretto mozartiano – Le nozze di Figaro - può riscontrarsi la suggestione di Da Ponte verso una ribellione dagli accenti libertini.



                                             




 D. In che modo la cornice comica che accomuna Le nozze di FigaroDon Giovanni e Così fan tutte è riuscita a veicolare contenuti di altro tipo? Come è stata utilizzata dal duo Da Ponte-Mozart? R. L’elemento comico è indubbiamente fondamentale: d’altronde tutte e tre le pièce vengono presentate come “opere buffe”. L’orizzonte tragico però – che nel Don Giovanni raggiunge momenti estremi - non è presente nelle altre due opere. Il tragico del Don Giovanni è la sua forza, e scaturisce proprio dal confronto col comico. È piuttosto difficile usare vocaboli come “comico” o “tragico” di fronte a un’opera così assoluta: un’opera che riesce a rispecchiare in sé – talvolta con apparente leggerezza – quasi tutto il senso dei grandi generi del teatro occidentale, e per la quale la musica diventa poi l’elemento scatenante, la base di tutto. Credo che una sintesi così radicale del teatro del passato – trasposto nella modernità dei suoi due autori – non si trovi da nessun’altra parte. 








                                                   "Don Giovanni"- spartito




D. Da Ponte parve capire in maniera molto profonda e anche molto istintiva il rapporto che sussiste tra testo e musica. Quali furono le caratteristiche principali che lo portarono ad amalgamare così bene i due elementi? Quale la sua formazione, le sue predilezioni? R. Da Ponte era in possesso di un’eccezionale capacità artigianale ed era riuscito a metabolizzare molto bene l’esperienza linguistica e poetica del Settecento. Per capire la sua formazione bisognerebbe tornare indietro fino a Metastasio; rispetto a Metastasio, però, la scrittura di Da Ponte è arricchita da qualcosa di più inafferrabile. Ne risulta ridotta quella perplessità sentimentale che costituiva l’onda su cui si muoveva tutta la librettistica metastasiana, e che in Da Ponte viene trasformata in una più spiccata capacità comunicativa: Da Ponte è capace di passare dal melodico sentimentale al comico più aggressivo e sconvolgente, rendendo Metastasio più assolato, più accecante, più malinconico, più pervasivamente erotico. Questa sua inclinazione è stata intuita e subito catturata da Mozart, che è riuscito a vitalizzarla ulteriormente. D. Così fan tutte è uno dei pochi melodrammi a non avere una fonte letteraria immediata, perché la vicenda trae spunto da un fatto realmente accaduto. In che modo Da Ponte riuscì a drammatizzare la storia? R. Ho sempre definito “ariostesca” la vicenda di Così fan tutte. Non solo perché si svolge a Ferrara, ma anche perché le damigelle protagoniste della storia hanno nomi che richiamano due personaggi opposti dell’Orlando furioso: Doralice e Isabella (Dorabella e Fiordiligi nell'opera mozartiana). In Così fan tutte Mozart e Da Ponte mettono in scena il senso ironico dei rapporti sentimentali: non si tratta propriamente di cinismo, quanto piuttosto della relatività del sentimento, che assume aspetti profondamente amari e malinconici, ma anche di gioia e di apertura. Il duo ha costruito un intreccio che, utilizzando il gioco di scambi e di travestimenti tipico del teatro dell’epoca, investiva la relatività del sentimento, l’inafferrabilità della trasparenza nei rapporto umani. Non c’è solo il risvolto erotico, perché la dimensione erotica è legata proprio a questo senso dell’inafferrabilità dello scambio sentimentale, alla necessità di cercarlo e contemporaneamente alla costrizione a negarlo, e a confermarlo avendolo negato.



 



 Così fan tutte rappresenta la malinconia continua della gioia, dell’equivoco e del desiderio di ciò che non si è: le due ragazze protagoniste vengono immediatamente catturate dai falsi cavalieri, che in realtà sono i fidanzati mascherati, perché pur nel mantenimento di una fedeltà sentimentale sussiste comunque in loro il richiamo dell’altro.


"Così fan tutte"- Covent Garden, 2008


Non è assolutamente una commedia sullo scambio di coppia – nonostante la vicenda appaia così – quanto piuttosto una messa in scena sugli equivoci del sentimento. E non è neppure una commedia misogina, perché nel loro tradimento, nel loro affacciarsi sull’altro, le due protagoniste hanno qualcosa di assolutamente dolcissimo e commovente. Tutti i personaggi di Così fan tutte sembrano catturati da un’illusione e nessuno sa come stanno veramente le cose: è un’illusione che porta a una verità.








Statua di Da Ponte a Vittorio Veneto, il suo paese natio