L'ape musicale: pasticcio musicale di Lorenzo da Ponte
Lorenzo Da Ponte scrisse più di trenta libretti d’opera, opuscoli di vario genere, versi. Ma è ricordato essenzialmente per la sua collaborazione con Mozart per Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte. Ci può dire qualcosa sul Da Ponte più nascosto e segnalarci qualche altra sua opera? R. Da Ponte fu uno di quei personaggi che fanno mille cose.
Ritratto giovanile del Da Ponte
Un libertino, oltretutto. Un giramondo che viaggiò per tutta l’Europa e che arrivò addirittura negli USA.
Lapide di Lorenzo Da Ponte nel cimitero di New York
Le sue memorie sono sicuramente da ricordare, perché non sono solo un formidabile documento sulla sua vita, ma anche la narrazione eccezionale di un’Europa in subbuglio, in movimento. Da Ponte partecipò agli orizzonti vitali più diversi, ebbe uno spiccato senso dell’avventura: da questo punto di vista può essere collegato a tanti altri libertini del secolo, come ad esempio il celeberrimo Casanova. Fu un personaggio dalle risorse inesauribili, ma talvolta fu anche disposto ad abbandonare quelle situazioni che potevano apparire più sicure per cercare altro, per seguire il suo temperamento. D. A proposito del libertinismo di Da Ponte viene subito in mente il Don Giovanni: Don Giovanni ha una lunga tradizione letteraria che parte da Tirso de Molina, passa per Molière e arriva al libretto di Bertrati. Quanto influì il libertinismo di Da Ponte nella ristesura di quest’ultimo libretto, poi musicato da Mozart?R. Il Don Giovanni – come anche gli altri due libretti mozartiani – rende indissolubile il legame tra Da Ponte e Mozart: la collaborazione tra i due fu strettissima e il musicista si trovò molto bene con il letterato. Interrogare l’orizzonte libertino di Da Ponte – con tutta la sua ricchezza, con tutta la sua ambiguità tra gioco e risvolti tragici – credo sia una cosa abbastanza naturale.
Scena tratta dal celebre Don Giovanni interpretato da D'Arcangelo
Ovviamente Da Ponte non pensava che nella realtà avrebbe potuto fare un’esperienza così “estrema” come quella di Don Giovanni – Da Ponte, d’altronde, non era ancora Sade – e dunque il suo personaggio risultò inevitabilmente mediato dalla coscienza culturale dell’epoca e dalla semplice volontà di rappresentazione, di gioco, di esperienza assoluta. Alla fine del Settecento l’interrogazione al libertinismo, non solo per il suo aspetto erotico, ma anche ideologico e culturale (non dimentichiamo i suoi riverberi con l’Illuminismo), aveva sicuramente un peso nella scelta dei soggetti. E difatti anche nel precendente libretto mozartiano – Le nozze di Figaro - può riscontrarsi la suggestione di Da Ponte verso una ribellione dagli accenti libertini.
D. In che modo la cornice comica che accomuna Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte è riuscita a veicolare contenuti di altro tipo? Come è stata utilizzata dal duo Da Ponte-Mozart? R. L’elemento comico è indubbiamente fondamentale: d’altronde tutte e tre le pièce vengono presentate come “opere buffe”. L’orizzonte tragico però – che nel Don Giovanni raggiunge momenti estremi - non è presente nelle altre due opere. Il tragico del Don Giovanni è la sua forza, e scaturisce proprio dal confronto col comico. È piuttosto difficile usare vocaboli come “comico” o “tragico” di fronte a un’opera così assoluta: un’opera che riesce a rispecchiare in sé – talvolta con apparente leggerezza – quasi tutto il senso dei grandi generi del teatro occidentale, e per la quale la musica diventa poi l’elemento scatenante, la base di tutto. Credo che una sintesi così radicale del teatro del passato – trasposto nella modernità dei suoi due autori – non si trovi da nessun’altra parte.
D. Da Ponte parve capire in maniera molto profonda e anche molto istintiva il rapporto che sussiste tra testo e musica. Quali furono le caratteristiche principali che lo portarono ad amalgamare così bene i due elementi? Quale la sua formazione, le sue predilezioni? R. Da Ponte era in possesso di un’eccezionale capacità artigianale ed era riuscito a metabolizzare molto bene l’esperienza linguistica e poetica del Settecento. Per capire la sua formazione bisognerebbe tornare indietro fino a Metastasio; rispetto a Metastasio, però, la scrittura di Da Ponte è arricchita da qualcosa di più inafferrabile. Ne risulta ridotta quella perplessità sentimentale che costituiva l’onda su cui si muoveva tutta la librettistica metastasiana, e che in Da Ponte viene trasformata in una più spiccata capacità comunicativa: Da Ponte è capace di passare dal melodico sentimentale al comico più aggressivo e sconvolgente, rendendo Metastasio più assolato, più accecante, più malinconico, più pervasivamente erotico. Questa sua inclinazione è stata intuita e subito catturata da Mozart, che è riuscito a vitalizzarla ulteriormente. D. Così fan tutte è uno dei pochi melodrammi a non avere una fonte letteraria immediata, perché la vicenda trae spunto da un fatto realmente accaduto. In che modo Da Ponte riuscì a drammatizzare la storia? R. Ho sempre definito “ariostesca” la vicenda di Così fan tutte. Non solo perché si svolge a Ferrara, ma anche perché le damigelle protagoniste della storia hanno nomi che richiamano due personaggi opposti dell’Orlando furioso: Doralice e Isabella (Dorabella e Fiordiligi nell'opera mozartiana). In Così fan tutte Mozart e Da Ponte mettono in scena il senso ironico dei rapporti sentimentali: non si tratta propriamente di cinismo, quanto piuttosto della relatività del sentimento, che assume aspetti profondamente amari e malinconici, ma anche di gioia e di apertura. Il duo ha costruito un intreccio che, utilizzando il gioco di scambi e di travestimenti tipico del teatro dell’epoca, investiva la relatività del sentimento, l’inafferrabilità della trasparenza nei rapporto umani. Non c’è solo il risvolto erotico, perché la dimensione erotica è legata proprio a questo senso dell’inafferrabilità dello scambio sentimentale, alla necessità di cercarlo e contemporaneamente alla costrizione a negarlo, e a confermarlo avendolo negato.
Così fan tutte rappresenta la malinconia continua della gioia, dell’equivoco e del desiderio di ciò che non si è: le due ragazze protagoniste vengono immediatamente catturate dai falsi cavalieri, che in realtà sono i fidanzati mascherati, perché pur nel mantenimento di una fedeltà sentimentale sussiste comunque in loro il richiamo dell’altro.
"Così fan tutte"- Covent Garden, 2008
Non è assolutamente una commedia sullo scambio di coppia – nonostante la vicenda appaia così – quanto piuttosto una messa in scena sugli equivoci del sentimento. E non è neppure una commedia misogina, perché nel loro tradimento, nel loro affacciarsi sull’altro, le due protagoniste hanno qualcosa di assolutamente dolcissimo e commovente. Tutti i personaggi di Così fan tutte sembrano catturati da un’illusione e nessuno sa come stanno veramente le cose: è un’illusione che porta a una verità.
Statua di Da Ponte a Vittorio Veneto, il suo paese natio
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